KAMIKAZE
Non si può morire due volte
Ed. Telemaco edizioni

Era il 18 aprile 2012. Petra Mazzini aspettava il momento in cui il tritolo che i terroristi le avevano avvolto intorno all’addome esplodesse da un momento all’altro.
«Morirò da Kamikaze, tra le trincee del silenzio, dell’anonimato» si disse Petra, desolata.
Il tritolo pesava sul suo ventre. Ebbe la sensazione di non riuscire a respirare. In quei drammatici minuti che la separavano dalla morte, i flashback, disordinati e dispersi, cavalcarono la sua mente come una sorta di replica fatta di fotogrammi sgranati e rotti
Presentazione del Generale di Brigata Antonio Pennino - Comandante Militare Esercito Lombardia
Dopo “L’Incursore”, Principia Bruna Rosco torna con questo suo nuovo romanzo: “Kamikaze”.
È la storia di Petra Mazzini, una donna che, pur sentendosi debole e indifesa, fa un percorso di vita coraggioso che la porterà fino a decidere di morire da suicida per salvare i ragazzi dell’Istituto Cattaneo di Milano.
La vicenda ha inizio con la protagonista che si scambia con Aishia, una delle “fidanzate di Allah”, che si era votata all’ideale di Al Queda, e che attende il fatale istante dell’esplosione, che avverrà di lì a qualche minuto.
In quei drammatici istanti che la separano dalla morte, alla mente di Petra si presentarono i ricordi relativi agli ultimi anni della sua vita ed i convulsi interrogativi sulle ragioni del suo trovarsi lì.
Un tragico scenario di guerra civile, e non convenzionale, fa da sfondo al dipanarsi della vicenda, psicologicamente assai
complessa, ed offre interessanti spunti di riflessione sul fatto che anche nel mondo occidentale, un tempo molto più legato ai valori del Cattolicesimo e della sacralità della vita umana, sorgano individui che trovano giusto e normale concepire
attentati suicidi.
L’Italia, i Balcani e l’Africa, sono i Paesi legati dal filo di questa storia, che dipinge con enfasi i ruoli delle “Intelligences” e del loro mondo.
L’avvincente epistolario tra l’Incursore Jonas Valenti e la giornalista Alica Rasini, che mette in luce il profondo sentimento amoroso del coriaceo uomo d’armi per la destinataria delle sue missive, fa da pretesto per arricchire la situazione con il coinvolgimento delle Forze Speciali.
Dall’intenso scambio di lettere, senza nulla togliere alle loro celebrate e reali professionalità, pragmatismo e tecnicismo, emerge un ritratto profondamente umano degli Incursori e del Valenti in particolare, che tenta, efficacemente, di sfatare il mito che vorrebbe questi uomini “prigionieri” della loro immagine di “Ninja” senz’anima, deputati, laddove necessario, a fare ciò che ufficialmente i governi non possono, ancorché per nobili fini.
Non sfugge, poi, al lettore, l’ingerenza e l’influenza dei cosiddetti “poteri forti”, nella trama del romanzo.
Per la prima volta, in Italia, uno scrittore affronta tali tematiche ed è un “plus valore” al primato, il fatto che si tratti di una donna.
Situazioni che, anche solo in termini di storie fantastiche e romanzate, sembravano per soli uomini, hanno, ora, in una donna, l’ultima, efficace divulgatrice.
Generale di Brigata Antonio Pennino
Comandante Militare Esercito Lombardia

La sua anima si stava ritirando nel luogo più interno di lei. Quello era il suo posto oscuro e là doveva vivere.
Testo critico di MICHELE IANNE
“Jonas e…Servizi Segreti” è un romanzo ove si toccano tanti temi, la guerra e la pace, l’odio e l’amore, i Servizi Segreti, il terrorismo internazionale, la crudeltà e la pietà, la storia con la S maiuscola, la Natura mirabilmente descritta con il suo inimitabile fascino, il supremo sacrificio della vita per i propri ideali, il significato profondo ed insostituibile dei legami familiari, la tormentata ricerca delle proprie origini familiari ed altro ancora , persino il paranormale. E tutto ciò mirabilmente fuso dall’Autrice in una trama avvincente e mozzafiato, ricca di colpi di scena fino alla fine. E quando si finisce di leggere, si sente forte la mancanza di quei personaggi che ci hanno avvinto ed hanno occupato i nostri pensieri con il fascino della loro personalità ,della loro straordinaria vitalità ed umanità ,in primis Jonas, Alicia e Petra. Personalmente, e non credo di essere il solo, ho chiuso questo libro con la netta percezione che questo romanzo non potrà non avere presto un seguito. Ne provo un intenso desiderio.
Tutto ciò, per chi ha avuto la fortuna come me di leggere altre opere di Principia Bruna Rosco, non è una sorpresa. La conosco abbastanza per poter cogliere nei suoi libri tutta la sua ricchezza interiore, il suo carattere indomito, nonostante l’apparente fragilità, la sua straordinaria tenacia ed il senso eroico della vita.
La guerra di cui parla l’Autrice è la guerra non convenzionale, la più feroce, la più spietata, la più disumana delle guerre, quella di cui sono state vittime, in modo atroce, le popolazioni della ex Jugoslavia in un recente passato attraverso la cosiddetta “pulizia etnica” e quella certamente non meno spietata messa in atto dal terrorismo internazionale, che ha colpito e continua a colpire soprattutto gli innocenti. In questi conflitti non c’è più alcuna traccia dello spirito cavalleresco che talvolta si è manifestato nelle guerre del passato tra i combattenti dei fronti contrapposti.
In questo orrore ci immergiamo attraverso gli occhi di Jonas Valenti, l’eroe di questo romanzo, lo straordinario combattente che sceglie di mettere in gioco mille volte la sua vita per tentare disperatamente di contrastare in qualche misura i soprusi di ogni genere che vengono perpetrati nei confronti dei più deboli nel nome di un esasperato nazionalismo etnico o di uno strumentale fanatismo religioso, messi entrambi cinicamente al servizio, come è successo tante altre volte nel corso della storia, dei giochi di potere nazionali ed internazionali.
Nulla di tutto questo ci viene risparmiato, fino a farci scendere nell’abisso della disumanità che viene inflitta ad altri esseri umani, soprattutto alle donne ed ai bambini, e che purtroppo non è frutto di una fantasia perversa. Tutti questi orrori sono ampiamente documentati.
E la reazione del lettore non può essere che quella di condividere in qualche misura la scelta di chi si batte in condizioni estreme ,come il nostro protagonista, per cercare di sottrarre ad una infelice sorte alcune delle vittime delle scelte folli di chi scatena l’odio interetnico o interreligioso.
L’altro tema fondamentale del romanzo è quello dell’amore, l’amore senza speranza tra Jonas ed Alicia, entrambi disperatamente convinti che dovranno presto rinunciare al proprio futuro insieme e, quindi, alla propria felicità, perché sembrano incapaci di trovare la forza di sotterrare il proprio passato, di sacrificare i propri affetti familiari, anche se Jonas si lascia sfuggire una frase che rivela tutto il tormento del suo animo: “L’amore non si può sprecare per nessun motivo”. Ma soprattutto per lui non sembrano esserci alternative: continuare a vivere o morire nell’orrore della guerra, per inseguire i propri ideali di giustizia, oppure rincorrere pienamente la felicità senza confini dell’amore. Nessuna via di mezzo, nessuna zona grigia per lui tra queste due realtà.
Ma l’Autrice non ci da risposte definitive, forse non ce le vuole dare, forse lascia che il lettore si interroghi su quale scelta farebbe il suo cuore o la sua coscienza in analoghe circostanze.
Ed anche in questi interrogativi risiede il fascino di questo libro.
E per avere queste risposte attendiamo di leggere presto il nuovo romanzo di Principia Bruna Rosco.
Generale di Div. Michele Ianne - scrittore
Testo Critico
Kamikaze- Non si può morire due volte
Donna ... il mio Diritto è di poter vivere Libera cittadina del mondo, di
poter gridare, cantare, vestire, ballare e laddove possibile osare . Si perché
io sono
La Vita, una meravigliosa combinazione di seducenti profumi, colori,
armonie che, si donano al mondo e che troppo spesso Tu creatura definita
Superiore , Abusi di Me. Riversa, inerme martoriata dalla bestiale e
incomprensibile rabbia e crudeltà di un Uomo che, del suo regno e dei suoi
simili ne dovrebbe vivere .
Cromatismi , intensi, forti, prepotenti e provocatori nei colpi di spatola che,
plasmano un corpo che, dell’inadeguatezza e malattia dell’animo e del
potere in termini di possesso, Superiorità , n’è traccia i solchi. E come
imponenti cicatrici evincono nell’alternanza di colori forti, mai sporchi, la
Bosco sottolinea l’inalterata purezza della Donna, pur dopo averla privata
crudelmente di ogni dignità . Lo sguardo perso è altrove, ci conduce e
delinea la strada della forza che, domina ogni creatura, una protezione
inconscia che, ci sposta spiritualmente in una dimensione surreale di
pace, armonia degli elementi. Mentre il corpo appartiene alla materialità
l’animo della donna lo spirito ribelle distaccati fluiscono impercettibili si
prende gioco del folle giocoliere, Lei non più vittima attanagliata di quelle
fervide e possenti braccia che, immobilizzano i sensi ....
La rossa e folta chioma mi riporta al Goya nell’opera “Saturno che divora
i suoi figli “ la follia non essa figlia di una ragione le espressioni assenti a
questa impassibile Imposizione di violenta e crudele volontà ...
Il rosso primario conferisce al roseo volto la bellezza, la grazia di una
donna nella sua semplicità, pur dopo essere stata vittima sacrificale di un
carnefice.
La vellutata pelle tumefatta dai blu cobalto e verde smeraldo che, metallici
immobilizzano il corpo privo di ogni forza, gelido e ferroso si ma ancora
integro nella sua esistenza di Donna ... che si abbraccia .
Ineccepibile segno di Forza quell’abbraccio che racchiude in se il figlio della
vita, il futuro , lo mantiene vivo che, lo protegge a costo della sua.
Abbraccio che, contiene tutta la sua più intima e pura dignità di genitrice
d’amore e di pace.
Il soggetto con la Bosco non perde la sua identità ed il suo elegante posto
nel mondo, nonostante il violento momento, educa ed impone la resilienza al
grido “ogni dolore può lacerarmi nel corpo ma mai nei principi, nei valori e
nella consapevolezza della mia persona e del mio genere nell’ essere
Donna“..,
Quel corpo abbandonato , mantiene l’elegante postura che, onirica si
dispiega nel contesto oscuro , tutt’attorno il vuoto... è sospeso , quella
solitudine che, oggi ci acceca e ci impedisce di vedere nell’altro la sua
bellezza e non un possibile nemico .
La Merini ricorda “ non sono una donna addomesticabile “ la Bosco
sussurra alle tanto bestie “la vostra feroce fame mi fa paura si , ma, non
perderò la mia Libertà di essere Umano nel e per il mondo” .
“Per coraggio di abnegazione la donna è sempre superiore all'uomo, così
come credo che l'uomo lo sia rispetto alla donna per coraggio nelle azioni
brutali.” Gandhi
Tale citazione resta la chiave di lettura dell’intera opera che, ad ampio
spettro con la sua luce, prima Donna, delle opere della Bosco ,trascrive i
Diritti Umani nei cuori di chi alla sua meraviglia si abbandona .
Kamikaze è l’ aviatore donna che, si lascia accarezzare dal vento, mai
votata alla morte ma, alla VITA , stringe fra le sue braccia il suo
mistero .
La sua forza ; ad ogni abuso, ad ogni brutale dolore inferto, ad ogni paura
sull’essere Umano l’opera kamikaze impone alla resa della folle azione ...
“La violenza contro le donne è una delle più vergognose violazioni dei diritti
umani.”
Kofi Annan.
Dott.ssa Annarita Melaragna
Chieti li 29 Maggio 201
Presentazione del giornalista Renzo Magosso
Liberiamoci subito da un possibile fraintendimento: il titolo del romanzo, “Kamikaze”, non si riferisce al Vento Divino della mitologia giapponese, non rivive le storie di piloti votati al suicidio che sorseggiavano sake prima di precipitarsi sulla
portaerei nemica. Racconta una vicenda del nostro tempo. La scrittrice prova coraggiosamente a sollevare almeno un angolo di quella coperta sotto la quale si muovono Servizi segreti amorali, troppo spesso protagonisti di azioni scellerate. Pagina dopo pagina, il lettore si ritrova faccia a faccia con gente che semina terrore con l’alibi di salvaguardare improbabili aneliti di pace.
Il romanzo entra in presa diretta nella guerra, in pieno svolgimento, che coinvolge uomini e donne di Servizi segreti italiani, americani, russi. Servizi che spesso si avvalgono della formula “segreto di stato” per nascondere azioni umanamente
ingiustificabili.
Dunque, nel suo quarto romanzo, Principia Bruna Rosco entra di nuovo nella realtà dei Servizi (e, stavolta, soprattutto, nelle loro più efferate modalità d’azione). Descrive uomini e donne che hanno giurato guerra al terrorismo integralista islamico ma che poi sono disposti ad usare gli stessi mezzi impiegati da Al Qaeda per raggiungere i propri scopi: come, appunto, il sacrificio di agenti costretti a indossare cinture imbottite di tritolo e mandati a morire da kamikaze allo scopo di disorientare
i nemici sul campo. E, inevitabilmente, a seminare panico anche nell’opinione pubblica che questi eventi li legge sui giornali e su internet. Li vede nelle riprese televisive.
Scopriremo che la protagonista principale viene “arruolata” con cinismo aggravato da intervento fisico brutale oltre ogni immaginazione. Entra così, suo malgrado, in questa guerra non convenzionale che ignorava, senza scrupoli ed esclusione di colpi. Dove c’è sempre qualcuno disposto a uccidere anche in assenza di giustificabili motivi, dove non importa “chi elimina chi”, dove appare “normale” compiere stragi senza alcun perché.
Ma anche in queste vicende rimangono sullo sfondo, come anello “debole”, eppure ben evidenziato, le vicende personali addirittura famigliari dei protagonisti. Capaci di solcare il mare dei Servizi come inafferrabili messaggi in bottiglia, destinati quando nessun più se l’aspetta, a piaggiare. Per testimoniare ciò che fino a quel momento è stato nascosto sotto coperta dai Segreti che operano a spese degli Stati.
Renzo Magosso
(Reporter, inviato di guerra, autore di saggi e inchieste sul
terrorismo, consigliere dell’Ordine Nazionale Giornalisti
